La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha finalmente posto fine a un dibattito piuttosto ridicolo, in merito a un principio sul quale molti operatori che usano contenuti in Internet hanno avuto più di un problema. Il fatto di pubblicare un link che consente di arrivare a una risorsa Internet pubblica, alla quale normalmente si arriva attraverso una home page e una serie di passaggi (esempio: mostrando avvisi commerciali) non costituisce “pubblicazione” del contenuto di quella pagina e dunque non è soggetta all’autorizzazione del titolare.
Pare una discussione surreale, ma esiste ancora oggi chi sostiene che un link del World Wide Web dovrebbe rimandare sempre alla home page di un sito per non violare il diritto d’autore e le norme sulla concorrenza sleale. Il “deep linking” (quello che abbiamo descritto in esordio) a pagine o risorse specifiche, (per non parlare del framing e dell’embedding di contenuti in pagine web diverse da quella originaria) sarebbe illegale e in violazione del copyright.
Il link d’altronde è l’elemento fondante del web come lo conosciamo oggi. Internet è fonte ineguagliabile di informazione anche grazie alla sua immensa e potenzialmente infinita rete di connessioni e di nuovi spunti per l’approfondimento (non a caso si parla spesso di “linked data” come prerequisito di un web sempre più semantico); e ovviamente per la sua natura intrinseca essa ha scardinato il netto confine tra contenuto e contenitore che invece persiste nei media tradizionali.
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